Protagoniste indiscusse della stagione primaverile, le fave sono dei legumi preziosi e benefici, ricchi di fibre, proteine e sali minerali. Per questa ragione hanno costituito, in passato, uno dei migliori sostentamenti delle popolazioni rurali, anche perché di facile reperibilità. Pane e fave era la classica merenda che i nostri contadini erano soliti consumare nell’afa estiva ai bordi del campo. La sera, prima di ritornare a casa, ne facevano scorta anche per la famiglia. Nelle fresche serate primaverili, le vie dei borghi sanniti profumavano di fave e cipolle.
“Ciaurella” veniva chiamata, nel volgo popolare, questa classica zuppa contadina, in riferimento al fatto che andava consumata bella calda. Quasi un vessillo della condizione contadina, la zuppa di fave era un alimento-cult del mondo contadino. Consumata, solitamente, come piatto unico, dopo una dura giornata di lavoro, la “ciaurella” celebra l’unione delle fave con le cipolle. A profumare questa zuppa sanissima ci penseranno le tenere foglioline di menta fresca, appena colta dall’orto di casa. Come condimento ideale, le massaie hanno scelto l’ottimo olio prodotto dagli uliveti delle colline sannite.
Una piccola chiosa nella storia di questo legume, uno dei più antichi coltivati nel bacino mediterraneo. Coltivata fin dall’età del bronzo, la fava ha preceduto la produzione del grano di un bel po’ di lustri. “In quei tempi – ci ricorda Ovidio – la terra offriva solo fave e duro farro”. Una zuppa di fave era consumata nell’antica Grecia, durante le “Pianepsie”, feste annuali della semina, in segno propiziatorio, beneaugurante. Mentre, durante le cosiddette “Calende delle fave”, ai primi di giugno, gli antichi romani offrivano alla dea Carnea, divinità protettrice della salute, ciotole di fave fresche bollite, la “fabata puls”.
1 kg di fave fresche
200 gr cipolle novelle
1 bicchiere di olio di oliva
Una manciata di foglie di menta
Acqua
Sale
Liberare le fave della doppia buccia.
Bollirle in una pentola con l’aggiunta di sale, olio e cipolle affettate.
A cottura ultimata profumare la zuppa, che deve risultare cremosa, con una manciata di foglioline di menta fresca.
Si accompagna ad un buon pane di grani antichi.