Chi dice ‘autunno’ dice ‘castagne’. Un frutto caratteristico di questo periodo, che nella zona montana del Taburno viene definito anche ‘pane dei poveri’, in quanto, un tempo, nei periodi di magra, si usava panificare con la sua farina.
Già Plinio il vecchio riferisce dell’usanza di preparare un pane con la farina di castagne di cui si cibavano le donne durante le feste in onore di Cerere. Originario dell’Asia minore, l’albero di castagno si diffonderà in Grecia attraverso il Ponto. Ipotesi, questa, confermata dal fatto che in tale regione, a cavallo tra Europa e Asia, esisteva una città chiamata Castanis, dalla quale sarebbe derivato il nome ‘castagna’. Presso gli antichi greci, dovette riscuotere un certo successo, tanto da essere definita ‘ghianda di Zeus’, in omaggio al padre di tutti gli dèi dell’Olimpo. Un frutto che sarà tenuto in considerazione anche presso i Romani antichi che le consumeranno sia bollite che arrostite, come ci riferisce il poeta Marziale. Anche Virgilio descrive una ricetta di castagne: bollite nel latte e aromatizzate con i semi di cumino.
In Europa, la castagna si diffonderà a partire dall’Anno Mille. Una grande fase di espansione fu dovuta all’iniziativa di Matilde di Canossa (1046-1115) che, convinta dell’importanza essenziale che le castagne rivestivano per l’alimentazione delle popolazioni rurali, ne moltiplicò, con l’ausilio dei monaci benedettini, la diffusione, ideando addirittura un criterio di disposizione degli alberi (il sesto matildico) per la loro migliore crescita e fruttificazione. Prima della scoperta dell’America, quando in Europa non si conoscevano ancora le patate né il mais, la castagna sarà l’alimento che più di ogni altro preserverà dalla fame, aiutando a superare i frequenti periodi di carestia.
La dorsale appenninica del nostro stivale sarà la zona maggiormente interessata alla sua coltivazione.
Nell’area sannitica, la zona maggiormente ricca di castagneti è l’area del Taburno.
Oltre alle classiche castagne arrostite o bollite, nel Sannio, questo frutto si sposa, molto spesso, con i fagioli. E’ questa un’antichissima ricetta della tradizione, tramandata da generazione in generazione, nel territorio di Cerreto Sannita, grazie alla presenza del prezioso ‘fagiolo cerato’. Fagioli e castagne, un’accoppiata iper-proteica, degna dei lunghi inverni, fonte di carboidrati a basso costo, di cui, in passato, si sono nutrite generazioni di pastori e contadini.
MARIA IVANA TANGA
250 gr di castagne
150 gr di fagioli
1/2 spicchio d’aglio
un po’ di olio d’oliva
1 ciuffetto di prezzemolo
Rosmarino (a piacere)
sale q.b.
Il primo step consiste nel lessare le castagne in acqua per 30/40 minuti. In una pentola mettiamo in cottura i fagioli. In un tegame mettiamo un filo d’olio e l’aglio in pezzetti e fate soffriggere per pochi minuti. Poi aggiungete castagne e fagioli, sale quanto basta, il prezzemolo, il rosmarino e lasciate amalgamare il tutto sul fuoco per qualche minuto. Servire in tavola ancora caldo, con crostoni di pane bruschettato.
Servire aggiungendo nel piatto di portata un filo d’olio extravergine d’oliva.
3 Comments
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Le ricette del nostro meridione sono squisite.
Tutti piatti succulenti e gustosi da far venire l’ acquolina in bocca!
Ringrazio Maria Ivana Tanga che ci ha proposto in modo eccellente le sue gustosissime ricette !